Storia completa dell'Istituto

50 anni di storia: dall’idea di una scuola tecnica in Brianza fino ai giorni nostri.

2 maggio 1965: l’inaugurazione del primo plesso dell’edificio scolastico

La storia del Leonardo da Vinci è profondamente radicata in un territorio a forte vocazione industriale, prevalentemente nel settore meccanico, alle cui esigenze di formazione l’Istituto ha risposto diversificando progressivamente l’offerta formativa e potenziando le risorse professionali e laboratoriali.

L’Istituto nacque per la volontà, per certi aspetti pioneristica, della locale Cassa Rurale ed Artigiana (ora denominata Banca di Credito Cooperativo) che intendeva fondare una scuola per la formazione di giovani destinati ad entrare con ruoli intermedi nelle molteplici realtà produttive che in quegli anni vedevano la luce in Brianza. Ma va sottolineato che quei giovani ai quali si voleva dare una formazione tecnica erano proprio i figli dei soci della Cassa Rurale. E questo fatto documenta come il bene dei propri figli sia il motore che spinge a trovare una strada, anche istituzionale, per realizzarlo in concreto.

E’ il periodo del boom economico dei primi anni ‘60, caratterizzato da una forte espansione produttiva che spostava l’asse lavorativo del territorio brianzolo dalla sua precedente connotazione, prevalentemente agricola e tessile, ad una diversa e più complessa realtà manifatturiera, votata particolarmente all’ambito meccanico. La Cassa Rurale provvide a far edificare il primo nucleo dell’attuale Istituto, dotandolo di alcuni laboratori.

La scelta di far nascere una scuola tecnica e la costruzione dell’edificio

L’impegno sul fronte delle attività scolastiche era sempre stato considerato di primaria importanza dagli amministratori della Cassa Rurale. In concreto questi sono stati i passi che portarono alla costruzione dell’Istituto Tecnico.

Dell’opportunità di realizzare una scuola media superiore a Carate Brianza, allo scopo di “agevolare l’elevazione del grado d’istruzione dei figli dei soci” si iniziò a discutere nel marzo del 1962.

Bisognava perciò individuare fonti economiche per provvedere alla costruzione di un edificio scolastico per istruire i giovani alla professionalità tecnica, con il previo benestare delle istituzioni dell’Amministrazione pubblica che “non avrebbero dovuto negare la loro autorizzazione, in considerazione del fine altamente sociale di tale iniziativa, per altro conforme anche al contenuto dell’art. 2 dello Statuto che, tra i suoi scopi, contempla l’elevazione ed il miglioramento delle condizioni morali ed economiche dei soci”.

Si avvertiva – spiega Vittorio Ghezzi che da circa dieci anni era vicepresidente della Cassa Rurale – la necessità di dotare il paese di una scuola superiore per evitare che i nostri ragazzi dovessero recarsi a Desio o a Monza”.

Si decise così di interpellare il Provveditore agli Studi e il Ministero della Pubblica Istruzione per verificare la possibilità di realizzare l’impresa di costruire una nuova scuola.

A livello locale vennero sentiti il preside della scuola media, don Marino Colombo, il direttore delle scuole elementari, Aurelio Rizzi, che era anche sindaco, il preside della scuola di avviamento professionale, Giuseppe Lippi, e la preside della scuola di avviamento commerciale, la reverenda madre Maria Bianchi.

Una delegazione di consiglieri della Cassa Rurale venne inviata a Milano per visitare l’istituto tecnico commerciale “Giusti” e per avere un parere dal prof. Ghisolfi che ricopriva l’incarico di preside.

Nella seduta del Consiglio di amministrazione del 16 aprile 1962 venne riferito l’esito dei colloqui avuti con le autorità scolastiche, dai quali pareva emergere una propensione per la creazione di un istituto di tipo tecnico commerciale.

Si cominciò a studiare il progetto, non scartando l’idea di appoggiarsi a qualche istituto privato per il suo funzionamento, anche se i pareri all’interno del Consiglio erano discordi.

Più che dibattere tra la scelta fra pubblico e privato, – spiega ancora Vittorio Ghezzi – i consiglieri si interrogavano sul tipo di scuola da realizzare. Alcuni, seguendo il parere delle autorità scolastiche, avrebbero preferito una scuola di ordine commerciale, altri invece davano la loro preferenza ad un istituto per periti industriali.

Alla fine prevalse questa corrente di pensiero, perché il paese, con la chiusura dei grandi impianti industriali tessili, assisteva ad un forte sviluppo dell’attività artigianale a livello di piccole imprese, che si estese ancora di più con la chiusura delle fabbriche Formenti. Ci sembrava molto utile poter disporre di gente professionalmente preparata, in grado di offrire contributi positivi a queste piccole e nascenti realtà, che avevano bisogno di espandersi nel nostro territorio”.

Il Consiglio di amministrazione, avvertendo la necessità di avere in Carate una scuola tecnica statale, decise di agevolare immediatamente tale iniziativa, offrendo al Comune un finanziamento per la costruzione del nuovo stabile.

Il Direttore della Cassa Rurale comunicò con urgenza tale intenzione al sindaco Aurelio Rizzi, anche perché proprio in quei giorni il Provveditorato avrebbe deliberato circa l’ubicazione di una nuova scuola professionale.

Del tema della scuola superiore si tornò a parlare in una serie di sedute che si tennero nella primavera del 1963. Nel frattempo anche il prevosto, don Marino Colombo, non aveva del tutto rinunciato alla possibilità di ottenere che la scuola superiore fosse di tipo privato e gestita, come la scuola media, dalla Parrocchia. La sua richiesta è contenuta in una lettera datata 20 maggio 1963, indirizzata al Consiglio di amministrazione e discussa nelle sedute del 24 giugno e del 1° luglio, in cui emerse la decisione di riferire al prevosto che era intenzione del Consiglio “concentrare le proprie forze finanziarie per la realizzazione di un’opera duratura e altamente sociale per i suoi soci”.

L’Amministrazione comunale si impegnò in tempi rapidi a individuare un istituto tecnico statale disponibile all’apertura di una sezione staccata nel territorio brianzolo. L’istituto che manifestò disponibilità in tal senso fu il “Giacomo Feltrinelli” di Milano, che dal 1908 rappresentava un punto di eccellenza nell’ambito della formazione tecnica.

E così, dall’ottobre del 1963 a Carate prese l’avvio la sezione staccata dell’Istituto “Feltrinelli” di Milano. Per questo motivo, ancora oggi gli anziani Caratesi definiscono la scuola come “il Feltri”.

Le lezioni cominciarono a svolgersi provvisoriamente presso la scuola media “Dante Alighieri” in via General Cantore, che proprio da quell’anno iniziava l’attività formativa col percorso della scuola media unificata, con 156 iscritti nella classe prima. A quei giovani alunni della prima media si unirono quindi 25 studenti del primo anno dell’istituto tecnico.

Un risultato, per il momento era stato ottenuto: con una classe prima dell’indirizzo tecnico metalmeccanico si sarebbe dato l’avvio al percorso di formazione che avrebbe comportato agli studenti il vantaggio di non essere più costretti a raggiungere sedi scolastiche lontane, in una Brianza in cui gli spostamenti mediante il trasporto pubblico erano ancora abbastanza difficoltosi.

L’istituto tecnico si articolava a quel tempo in due sezioni: i primi due anni fornivano un corso propedeutico di preparazione generale, cui seguivano, a completamento del corso, tre anni di preparazione specifica.

L’apertura del corso propedeutico (biennio) diede quindi inizio alla presenza in Carate di una scuola media superiore che sarebbe però risultata incompleta, qualora fosse mancato il suo logico compimento nel triennio successivo.

Questo fu il problema di fondo attorno al quale l’Amministrazione comunale e il Consiglio della Cassa Rurale ragionavano per ottenere, tramite l’appoggio dell’Istituto “Feltrinelli”, il completamento della sezione di Carate con la specializzazione di tipo industriale.

Il 28 ottobre 1963, dopo quasi un mese dall’inizio delle lezioni, il vicepresidente Ghezzi e il consigliere Zorloni riferirono circa l’esito dei colloqui avuti con le autorità comunali e l’11 novembre il Consiglio di amministrazione decise di assumersi l’onere della costruzione di un nuovo edificio scolastico.

Le condizioni pattuite con l’Amministrazione comunale prevedevano:

  • che l’edificio fosse costruito su un terreno di proprietà della Cassa Rurale, ubicato in una zona approvata dal Comune;
  • che avesse la capienza di un salone seminterrato e di due piani rialzati con sei aule ciascuno, oltre i servizi;
  • che la progettazione fosse eseguita da un tecnico della Cassa Rurale ed ottenesse il parere favorevole dell’ufficio tecnico comunale;
  • che il nuovo edificio fosse affittato al Comune al canone annuo del 3 %, calcolato sull’ammontare del costo, con l’impegno della Cassa Rurale a fare in modo che l’affitto fosse sempre erogato per opere di manutenzione e di miglioramento dell’immobile;
  • che all’ingresso dell’edificio fosse posta una targa con la denominazione “Palazzo scolastico costruito dalla Cassa Rurale ed Artigiana di Carate Brianza”, lasciando invece facoltà al Comune di scegliere la denominazione dell’istituto che avrebbe dovuto insediarsi.

A dimostrazione della finalità sociale dell’opera, il 5 ottobre 1964, sette mesi prima dell’inaugurazione dell’edificio, si decise di restituire ai soci l’equivalente della tassa d’iscrizione pagata per i loro figli.

La concessione del triennio a questo punto era data per certa, tant’è vero che la Cassa Rurale venne autorizzata dal Comune ad indire l’appalto per l’arredamento delle aule del nuovo edificio scolastico che avrebbe dovuto ospitare il triennio conclusivo dell’istituto tecnico.

L’onere economico, che era di circa 17 milioni di lire, non era di stretta competenza comunale, ma sarebbe toccato alla Provincia e al Ministero della Pubblica Istruzione.

Ma l’Amministrazione comunale, per affrettare i tempi e per aggirare le prevedibili lungaggini burocratiche che sarebbero state inevitabili se si fosse atteso l’intervento degli enti competenti, fu comunque autorizzata a sostenere l’impegno, con la riserva di rivalersi in seguito sugli enti stessi.

L’inaugurazione del nuovo edificio

L’inaugurazione dell’edificio venne fissata per la domenica 2 maggio 1965. Il ricevimento delle autorità avvenne presso il municipio, il cui portone d’ingresso era parato con i drappi tricolori delle grandi occasioni.

Il corteo, diretto verso la chiesa prepositurale, era aperto dal Corpo musicale SS. Ambrogio e Simpliciano, seguito dalla Polizia municipale e dai Vigili del fuoco.

Dopo la Messa, celebrata dal prevosto don Marino Colombo, si ricostituì il corteo che, lungo via Matteotti, raggiunse il nuovo edificio scolastico dove il presidente della Cassa Rurale, Eraldo Annoni, ebbe l’onore di tagliare il nastro. Erano presenti l’onorevole Guido Gonella, in rappresentanza del Governo, il senatore Mario Dosi, Enrico Allorio, assessore della Provincia di Milano, Enzo Badioli, presidente dell’Ente Nazionale delle Casse Rurali, e il sindaco di Carate Brianza, Ernesto Cazzaniga, con diversi assessori.

L’impegno economico per l’edificio, costituito da 12 aule e 4 laboratori, era stato di circa 200 milioni di lire ed era stato interamente sostenuto dalla Cassa Rurale, mentre il costo delle attrezzature era stato a carico dell’Amministrazione comunale.

Dopo la benedizione del prevosto, presero la parola tutte le autorità intervenute che, dopo aver osservato il plastico relativo alla costruzione del secondo plesso, progettato per ospitare le aule necessarie per il triennio, si augurarono che potessero essere tempestivamente superati gli intralci di carattere burocratico che si frapponevano alla sua edificazione.

Diversi sindaci del circondario sollecitarono il completamento dell’istituto tecnico che avrebbe dato opportunità di formazione in un territorio in forte espansione imprenditoriale, soprattutto nel campo della meccanica.

L’esponente del governo – ricorda Vittorio Ghezzi – concludendo il suo discorso lodò l’iniziativa della Cassa Rurale e propose di assegnarle una medaglia d’oro per i meriti conseguiti nel campo dell’istruzione.

Ma da quel momento iniziarono i problemi. Si erano infatti raccolte le iscrizioni, ma non era stato creato l’organico per un corpo insegnante da destinare a Carate. L’attività avrebbe dovuto iniziare con il trasferimento di qualche classe dell’Hensemberger. Il pasticcio era completo. Si sarebbero dovuti caricare gli studenti a Monza e portarli con i pullman a Carate. E i ragazzi del nostro territorio?”.

Iniziò una vivace protesta. Da più parti partirono telegrammi indirizzati al Ministero della Pubblica Istruzione per evitare che gli imprevisti intoppi burocratici potessero annullare gli sforzi compiuti per ottenere la concessione del terzo anno di corso.

Nella seduta del Consiglio di amministrazione del 13 settembre 1965, a pochi giorni dall’inizio delle lezioni, partecipò il prof. Corbetta, direttore della scuola, che riferì che, sebbene fossero state fatte numerose promesse, il Ministero non aveva ancora concesso la necessaria autorizzazione. Il pensiero di tutti i consiglieri, che si erano impegnati a finanziare il secondo plesso dell’istituto, ritornò con amarezza al giorno dell’inaugurazione, quando erano stati raccolti unanimi ed entusiastici consensi.

Temendo che lo sforzo economico fosse frustrato senza giustificato motivo ed interpretando da un lato le giuste lagnanze dei soci e dall’altro l’indignazione dei cittadini caratesi e dei paesi limitrofi, si decise di fare intervenire i vertici dell’Ente Nazionale delle Casse Rurali per smuovere le resistenze del Ministero.

L’Amministrazione comunale, validamente appoggiata dall’onorevole Vittorino Colombo, nativo di Albiate, intervenne a sua volta sul ministro dell’Istruzione, Luigi Gui, inviando a Roma il sindaco Ernesto Cazzaniga e l’assessore all’Istruzione Giuseppe Colombo.

Non si sa di chi fu il merito, “ma è certo che nel giro di una settimana, togliendo insegnanti da altre scuole, l’organico fu creato e con il mese di ottobre si poté dare inizio alle lezioni”. L’autorizzazione giunse quindi in extremis, a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico 1965-66, quando già si pensava di dover dirottare gli studenti già iscritti verso l’Istituto “Hensemberger” di Monza.

1° ottobre 1967: la scuola diventa autonoma

Il continuo aumento di studenti iscritti rese evidente che la scuola rispondeva pienamente ai bisogni formativi locali e quando il numero dei docenti crebbe al punto che risultava difficile gestire l’insegnamento su due sedi, l’Istituto, ormai capace di gestirsi in proprio, ottenne l’autonomia il 1° ottobre 1967, primo giorno dell’anno scolastico 1967-68. L’unico indirizzo presente era il corso di metalmeccanica. Gli studenti iscritti, distribuiti in 12 classi, erano 354, tra cui solo due ragazze.

Il 9 ottobre 1967, il Consiglio di amministrazione prese in esame la richiesta dell’Amministrazione comunale di Carate per la costruzione del secondo plesso e, mantenendo fede agli impegni assunti, accordò un finanziamento di 170 milioni di lire.

Il secondo plesso, quello che dà su viale Brianza, fu realizzato in tempi rapidissimi ed entrò in funzione nell’anno scolastico 1968-69. Con la costruzione del nuovo plesso si approntarono anche dei nuovi laboratori, con la prospettiva di ampliare le specializzazioni dell’Istituto Tecnico.

Il 22 settembre 1969 l’Istituto Tecnico iniziò il corso serale per periti industriali metalmeccanici. A dimostrazione del consolidato legame tra la scuola e la Cassa Rurale, il Consiglio di amministrazione, considerando “l’iniziativa lodevole e di alto contenuto sociale”, deliberò di favorire la scuola e di rimborsare la tassa di iscrizione a tutti coloro che avrebbero frequentato i corsi serali. Il corso serale proseguì fino al 1985, quando fu interrotto a causa del drastico calo di iscrizioni.

La costruzione della palestra

Nel 1980 si iniziò a costruire la palestra con annessa una mensa. La struttura fu collocata sul lato opposto di via De Gasperi e comportò un costo di circa 300 milioni di lire. Va notato che in precedenza gli studenti svolgevano le attività di educazione fisica su un campetto di pallacanestro collocato nella zona dove attualmente sorge l’Auditorium.

La palestra doveva svolgere anche la funzione di luogo per le riunioni e le assemblee degli studenti. Gli spalti della palestra potevano ospitare 300 persone sedute e la mensa, che poteva funzionare indipendentemente dalla palestra, contava fino ad un massimo di 168 posti. L’interrato era adibito a spazi per gli spogliatoi. La superficie del terreno a disposizione era di 2.500 mq, la superficie coperta era di 1.213 mq, di cui 800 destinati alla palestra.

Successivamente la mensa venne smantellata e gli spogliatoi furono spostati al primo piano.

L’edificio dell’Istituto Tecnico Industriale Statale rimase di proprietà della Cassa Rurale fino al 1977, quando si riuscì a venderlo alla Provincia di Milano al puro costo di costruzione, dedotto quanto era stato incassato per l’affitto.

Fino al 1977 l’Ente provinciale aveva pagato un affitto simbolico che, fra l’altro, veniva automaticamente riversato dalla Cassa Rurale nella manutenzione, nelle imbiancature, nelle attrezzature scolastiche e nei miglioramenti strutturali che venivano di volta in volta richiesti.

Ulteriori cambiamenti dal punto di vista delle strutture avvennero alla fine degli anni ’80 quando gli studenti chiesero, anche con manifestazioni di protesta, la costruzione di nuove tettoie per il parcheggio dei ciclomotori. In precedenza erano state costruite delle tettoie che servivano ad appendere le biciclette, poiché fino alla metà degli anni ’80 il mezzo privilegiato dagli studenti per recarsi a scuola era proprio la bicicletta.

Le vecchie tettoie furono demolite e vennero costruite le tettoie che ancora oggi sono presenti nel cortile.

La costruzione dell’Auditorium e i nuovi laboratori

Nel settembre del 1991, a seguito del cedimento del terreno sottostante al plesso C, fu demolita la biblioteca che si trovava sul lato sinistro di tale plesso (dove ora si trova l’aula 21). Tutto il plesso C venne chiuso e per circa due mesi le lezioni si svolsero solo nel plesso A, costringendo studenti a docenti ad una attività didattica che si svolgeva in due turni, uno mattutino ed uno pomeridiano.

La nuova biblioteca doveva trovare spazio in un nuovo edificio, che doveva prevedere anche uno spazio per le riunioni che mancava nell’istituto. Per questo fu progettata una nuova costruzione con la biblioteca nel piano interrato e con l’Auditorium al piano rialzato. Per ottenere l’agibilità fu necessario provvedere a dotare l’edificio delle speciali scale per il trasporto dei disabili. Per questo i lavori durarono a lungo e, una volta che furono rispettati tutti i criteri per l’accesso ai disabili, la palazzina con l’Auditorium entrò in funzione il 19 settembre 1996.

Nell’arco degli anni che vanno dalla metà degli anni ‘90 fino agli anni più recenti, diversi spazi dell’istituto sono stati ristrutturati per consentire la disponibilità di laboratori adeguati alle nuove esigenze didattiche e ai nuovi indirizzi che venivano attivati. Ai primi laboratori di tecnologia e di meccanica si sono via via aggiunti i diversi laboratori di elettrotecnica e di elettronica, poi quelli di fisica, di biologia, di chimica, di fisica e chimica, di informatica e di automatica.

Gli sviluppi dell’offerta didattica e l’introduzione di molteplici indirizzi

La nascita dell’istituto è legata, come abbiamo visto, all’esigenza di offrire al territorio giovani formati nell’ambito della meccanica, anche con l’attivazione di un corso serale.

Ma ben presto, già all’inizio degli anni ’70, le esigenze di un territorio che andava ampliando gli ambiti della produzione industriale portarono l’Istituto ad attivare l’indirizzo di Elettrotecnica. Era l’anno scolastico 1972-73.

Dopo accese discussioni all’interno del Collegio dei docenti, dal 1981-82 l’Istituto fu intitolato a Leonardo da Vinci.

Dall’anno scolastico 1985-86 iniziò la sperimentazione dei progetti assistiti Ergon e Ambra nel triennio per l’indirizzo di industrie metalmeccaniche (Meccanica) e di Elettrotecnica (Elettrotecnica e automazione), a cui si aggiunse, nel 1986-87 l’indirizzo di Elettronica e telecomunicazioni. Per un’efficace didattica nei nuovi indirizzi introdotti, che ampliavano l’offerta formativa, furono realizzati nuovi laboratori.

A distanza circa vent’anni, l’Istituto era riuscito a ricoprire tre settori fondamentali dell’ambito produttivo ed industriale, che offrivano quadri intermedi per moltissime imprese del territorio.

La nascita del Liceo Scientifico Tecnologico

Il quadro socio-economico stava cambiando: si affermava sempre più l’esigenza di una formazione non solo strettamente legata alle realtà produttive, ma anche capace di preparare a percorsi di studio a più lungo termine.

Tra i docenti si avviò, all’inizio degli anni ‘90, un’ampia discussione, che aveva a tema la possibilità di introdurre nel Leonardo da Vinci un nuovo indirizzo che nasceva dai progetti di sperimentazione Brocca. Nel 1993-94 venne introdotto l’indirizzo del Liceo Scientifico-Tecnologico (progetto Brocca) e nel successivo anno scolastico presero avvio i nuovi programmi del biennio che introducevano stabilmente l’informatica.

La scelta si rivelò subito vincente: l’Istituto crebbe fino ad un massimo di 43 sezioni, con più di mille studenti iscritti. Le nuove esigenze formative di un territorio non più vocato solo all’ambito dell’industria tradizionale trovarono nel Leonardo da Vinci una valida risposta. Gli studenti che concludevano il percorso del Liceo Scientifico-Tecnologico accedevano a diversi indirizzi universitari (con prevalenza nei settori scientifici) con una competenza laboratoriale acquisita da un corso di studi che dava ampio spazio a questa metodologia didattica.

Nel 2005-06, nel contesto della autonomia didattico-organizzativa e sulla base della consolidata esperienza dei docenti di Scienze motorie, l’Istituto attivò l’indirizzo sportivo del Liceo Scientifico-Tecnologico.

Dal 2008-09 l’ITI assunse la nuova denominazione di Istituto di Istruzione Superiore (IIS) e la sua offerta formativa continuò a declinarsi in varie direzioni: dal 2010-11, a seguito della riforma dei cicli scolastici, furono introdotti gli indirizzi di Meccanica-Meccatronica-Energia, e di Elettronica-Elettrotecnica (nell’Istituto Tecnico) e di Scienze applicate (nel Liceo Scientifico); nel 2012-13 venne attivato l’indirizzo di Informatica e Telecomunicazioni; nel 2013-14 vennero approvati l’Istituto professionale con Manutenzione e assistenza tecnica e il Liceo delle Scienze Applicate con potenziamento nella area sportiva, il cui percorso è sfociato nel riconoscimento ministeriale che ha portato alla scelta del nostro Istituto, dal 2014-15, come sede provinciale del Liceo Sportivo.

Il Liceo Sportivo

L’assegnazione al Leonardo da Vinci del Liceo Sportivo è stato il risultato di un lavoro sinergico tra istituzioni diverse (scuola, amministrazioni pubbliche, società sportive) che insieme hanno contribuito a dare corpo ad un percorso formativo fortemente innovativo. Ci permettiamo di segnalare questo aspetto, perché risulta emblematico per comprendere e sintetizzare l’intera storia dell’Istituto: tutti i nuovi indirizzi introdotti sono il risultato di una forte interazione tra le competenze dei docenti, le relazioni con il territorio, inteso sia dal punto di vista economico-sociale, sia dal punto di vista istituzionale, e la lungimiranza dei Dirigenti che si sono succeduti nei 50 anni della nostra storia.

L’Istituto oggi

In questo contesto dinamico di interazioni e di relazioni con la collettività locale, l’Istituto si presenta attualmente come una realtà costituita da un capitale umano di circa mille studenti, un centinaio di docenti, e 28 personale non docente. Le classi sono 45 (di cui 4 articolate): 15 nel Liceo delle Scienze Applicate, 4 nel Liceo Sportivo, 1 nell’Istituto Professionale e 25 nell’Istituto Tecnico.

Il Leonardo da Vinci si evolve, insomma, lungo una linea consolidata che segue due direzioni, iconicamente ben rappresentate dai loghi che utilizziamo nei nostri documenti, dalle brochure illustrative della nostra offerta formativa alla modulistica, sia ad uso interno che per l’utenza: se il celeberrimo uomo vitruviano attesta, tra l’altro, la varietà della nostra offerta formativa, la sintesi grafica del disegno leonardesco della vite aerea, la vite senza fine destinata al sogno del volo, descrive l’impegno dell’Istituto ad approfondire e a continuamente potenziare sia le competenze di cittadinanza sia quelle disciplinari, fortemente orientate verso l’area tecnico-scientifica e laboratoriale che ci caratterizza da sempre.

 

 istituto

L’edificio nel 1967 … senza il cortile e le altre costruzioni successive.

 

IL SUGO DELLA STORIA

 

Che cosa significa raccontare la storia di una scuola?

Si può partire dalla costruzione dell’edificio, si possono fornire numeri e statistiche. Ma indagare nella storia porta inevitabilmente a scoprire quali siano le ragioni che mossero i primi che, in un territorio ancora privo di una scuola superiore, decisero con coraggio e lungimiranza di aprire una nuova possibilità.

La Brianza dei primi anni ’60 era una terra che cercava una propria strada per crescere e per svilupparsi. I soci della Cassa Rurale erano uomini e padri che pensavano al futuro dei loro figli. Avrebbero potuto farli lavorare subito, a 14 anni, in quelle piccole aziende che nascevano a ritmo impetuoso. Invece, preferirono pensare in grande, immaginando una scuola che desse ai loro figli un’istruzione alta, una consapevolezza umana, una base culturale solida.

Tutto questo si tradusse in tempi rapidissimi nella realizzazione di un edificio, di una scuola, per quei ragazzi e per tutti coloro che nel territorio volessero crescere culturalmente e professionalmente.

E’ stupefacente la velocità con cui l’idea divenne realtà. Ed è altrettanto bello constatare che quei ragazzi, i primi, sapessero mettere insieme le lime e i torni con Dante e Pirandello, fossero capaci di divertirsi, ma anche di scendere in piazza per sostenere i loro diritti di studenti.

La storia della scuola si è dipanata per 50 anni avendo sempre a cuore il bene delle persone e l’attenzione ai cambiamenti che la società imponeva.

La tradizione si è coniugata con l’innovazione. E viene consegnata a chi, dopo di noi, celebrerà i prossimi 50 anni della nostra amata scuola.

 

Tutta la documentazione fotografica che esplicita visivamente la storia della scuola sarà disponibile a tutti nella mostra che sarà inaugurata in Biblioteca il 1° ottobre, alle 10, e rimarrà aperta fino al 14 ottobre.