Edizione 2023

Pubblichiamo qui il Diario di viaggio che Federica,  Alessandro, Gianluca, Lorenzo, Rasidu e Riccardo hanno elaborato condividendo emozioni e considerazioni tra loro e con gli altri studenti in "pellegrinaggio" con loro. 
In aggiunta Riccardo ha voluto condividere anche delle riflessioni personali.
Un grazie a ciascuno di loro!
  
  

Sabato 25 marzo 2023

VISITA AL CAMPO DI MAUTHAUSEN, A GUSEN E AL MUSEO DEL LAVORO COATTO

 Caro Diario,

oggi inizia il nostro percorso alla scoperta dei luoghi di terrore protagonisti dello sterminio.

Tante sono le emozioni ma poche le parole giuste per poterle esprimere.

E’ stata una giornata varia e impegnativa.

Prima di arrivare al campo di concentramento di Mauthausen le sensazioni erano tante: emozione, paura, stupore e allo stesso tempo un'infinita curiosità di scoprire ciò che le mura del campo hanno tenuto, forse, all’oscuro durante la seconda guerra mondiale. Sottolineiamo il “forse” perché in quel periodo le occasioni per conoscere e vedere in prima persona ciò che stava accadendo erano molte, a partire dal campo da calcio fatto costruire appositamente dai deportati appena fuori dalle mura del lager e di fianco al campo della morte, nonché la cosiddetta “infermeria del campo”, nella quale venivano internati e lasciati morire tutti i prigionieri malati e debilitati al lavoro. Le partite da calcio si tenevano regolarmente e gli spalti erano sempre affollati, perciò, ci viene spontaneo chiederci come sia stato possibile che nessuno si sia preoccupato o semplicemente posto delle domande su ciò che stava accadendo intorno a loro.

Il lavoro forzato, il freddo austriaco, la fame e la cattiveria dei soldati delle SS insieme ai kapo, i quali erano dei deportati scelti espressamente per aiutare nella corretta organizzazione del campo, erano la vera condanna dei prigionieri. I prigionieri che venivano rinchiusi a Mauthausen erano principalmente oppositori politici, ai quali poi si univano anche uomini transgender, omosessuali, ebrei e criminali generici.

Le sofferenze di questi poveri prigionieri iniziavano quando, all’arrivo al campo, venivano disposti di fronte a quello che oggi viene chiamato “Muro del Pianto”. In questo luogo i deportati venivano spogliati della loro dignità, privati dei loro vestiti, dei loro averi e lasciati nudi di fronte ai soldati. Chiunque non rispettasse le decisioni prese dai soldati riceveva come conseguenza botte e umiliazioni. I deportati poi venivano indirizzati verso le docce dove venivano rasati di qualsiasi pelo sul corpo e comparsi di un liquido molto forte. “All’inizio l’acqua è piuttosto calda, poi d’improvviso molto fredda. Non ci possiamo sottrarre a questo getto ghiacciato. Colpi di manganello ci riportano subito sotto. Riceviamo della biancheria ridotta a cenci e delle ciabatte con suola di legno. Sul polso sinistro ci fissano  con filo di ferro una piastrina di latta con un numero. Da questo momento sono il numero 25253” testimonianza del deportato Valentin Sacharow.

Le docce oggi sono piene di memoriali di visitatori che, come noi,  hanno avuto la forza di visitare questi posti ricchi di malvagità per non dimenticare. Al centro del campo oggi è presente il memoriale delle nazioni, nel quale sono contenuti infiniti sassi simbolo della memoria; ogni turista, compresi noi, ha deciso di raccogliere una pietra da terra per posizionare quest’ultima all’interno del memoriale dedicandola ad un deportato che a Mauthausen ha tristemente perso la vita. Un enorme gesto, che fatto tutti insieme, ha reso ancora più  toccante il momento.

Lunghe baracche erano posizionate dietro il memoriale. Oggi purtroppo non sono presenti tutte le baracche che il campo, in quegli anni, ospitava, ma quelle presenti sono sufficienti per determinare le condizioni di vita e di igiene con cui i deportati erano costretti a convivere. Letti minuscoli condivisi con più persone, magari anche malate, con i pidocchi o malati e con la disponibilità di pochissimi bagni per un numero elevatissimo di prigionieri. “Pensate quando questi uomini avevano la diarrea?” Questa è la domanda sulla quale la guida ci ha portato più volte a riflettere e che ci ha segnato molto.

Mauthausen è sempre stato un campo di soli uomini e solo verso la fine sono state internate anche delle donne, ma fino a quel momento le deportate donne che erano presenti nel campo erano adibite solo alla prostituzione obbligatoria. All’interno del campo sono visibili delle baracche strutturate apposta per ospitare i “bordelli da campo”, questi ultimi infatti sono suddivisi in piccole stanze in grado di contenere solamente il letto dove la donna si prostituiva.

In fondo al campo oggi si può vedere, dietro il cancello delle mura con sopra la scritta “QUARANTENA”, una distesa di erba verde con molte lapidi in memoria dei corpi sepolti nelle fosse comuni, i quali dopo la liberazione sono stati spostati in questo luogo. Un tempo, però, queste mura ospitavano all’interno le baracche della quarantena, nelle quali i deportati erano costretti a stare due settimane dal loro arrivo per evitare epidemie dall’esterno nel campo. Le condizioni, però, anche in queste baracche erano disastrose se non peggio, infatti i deportati dormivano per terra e spesso venivano anche calpestati dalle SS durante l’ispezione.

Dal lato opposto, scese le scale, ci siamo imbattuti nei primi forni crematori ricchi di memoriali: foto dei defunti, fiori e candele ornavano quelli che una volta hanno visto al loro interno migliaia di corpi essere inceneriti. Subito nella stanza vicino ci siamo imbattuti nella “stanza dei nomi”; una lunga distesa di nomi riempivano le pareti che delimitavano il percorso e in alcuni angoli di questo tragitto era possibile consultare dei libri, i quali raccoglievano tutti i nomi in ordine alfabetico dei defunti di Mauthausen. Straziante come le pareti fossero ricche di nomi e che questi ultimi fossero scritti in caratteri molto piccoli. Questo ci ha fatto riflettere molto sull’indecifrabile numero di vittime che Mauthausen si è portato via; a volte i numeri non bastano per rendere l’idea di quello che è veramente successo.

Successivamente, usciti dalla stanza, abbiamo visitato il crematorio nel quale sono contenuti i forni più importanti di Mauthausen.

Alla fine del tragitto la nostra guida ha deciso momentaneamente di interrompere la visita a Mauthausen al fine di indirizzarci verso un altro campo, il quale purtroppo è molto ricordato per il popolo italiano dato che è proprio in questo lager che moltissimi italiani furono uccisi, ovvero il campo di concentramento di Gusen.

Oggi, purtroppo, non è più delle stesse dimensioni originarie, infatti abbiamo avuto la possibilità di visitare solo il forno con tutti i suoi memoriali. Intorno al campo, nel corso dei decenni, poi sono state costruite molte case, molte delle quali sono collocate proprio sul luogo dove una volta il campo aveva la sua maggior attività; su questo argomento è possibile aprire tantissime riflessioni e dibattiti sul fatto che sia rispettoso o irrispettoso per la memoria questa volontà dello stato austriaco. Momento toccante e vissuto in modo diretto dato che molte delle foto che erano affisse sulle pareti del forno di Gusen erano di uomini italiani.

La guida ha deciso di riportarci a Mauthausen per il pranzo. Impressionante solamente il fatto che noi stavamo mangiando all’interno del campo, perciò anche il pranzo ha portato dietro con sé forti emozioni. Finito il momento ricreativo, il pullman ci ha portato davanti all’ingresso della cava, nella quale abbiamo avuto modo di vedere da più vicino la famosa “scala della morte”. Sopra questa ripida salita mortale tantissimi uomini esili e stremati dalla fatica erano costretti a portare, percorrendo i gradini sconnessi di questa scala, sulle spalle un masso molto più pesante di loro e una volta che questi ultimi riuscivano a fatica ad arrivare alla fine di questa pericolosa salita, spesso venivano spinti dalle SS, con conseguente reazione a catena, causando molti morti e feriti. L’effetto della cava ricade anche sul fatto che oggi è visibile come un luogo sereno, con il piccolo fiume, con le piante e la grandissima distesa di erba, ma una volta tutto ciò era cosparso di pietre e cemento. Solo il tentativo di immaginare la cava in quel periodo strazia il cuore.

Dopo la breve visita al museo del lavoro coatto, nel quale ci sono stati spiegati i vari trattamenti differenziati nel lavoro che venivano associati in base alla provenienza di ogni singola persona, e una profonda riflessione sulla visione dell’Austria se sia o no stata vittima della politica espansionistica Nazista, ci siamo diretti nuovamente al campo di Mauthausen per la commemorazione del memoriale italiano.

Nel corso dei decenni, dopo la fine della seconda guerra mondiale, le nazioni, che hanno visto molti uomini del proprio popolo morire a Mauthausen, hanno deciso di far costruire un memoriale in ricordo dei defunti.  Memoriale ebraico, memoriale ucraino, memoriale polacco, è presente ancora il memoriale della vecchia Unione Sovietica e ovviamente anche quello italiano sul quale sono riportate le seguenti parole: “AGLI ITALIANI CHE PER LA DIGNITÀ DEGLI UOMINI QUI SOFFERSERO E PERIRONO”. Un grande invito al ricordo ed a dimenticare i padri che hanno compiuto l’errore non la storia, la quale non ha altro che la possibilità di istruire noi uomini attraverso gli enormi sbagli fatti dell’umanità al fine di vivere in un mondo migliore.

Caro diario, speriamo di averti trasmesso le nostre grandi emozioni e tutto quello che questa enorme esperienza ci ha lasciato nel cuore.

Domani ci aspetta un altro giorno molto intenso.

 Saluti

Team LEO

 

 

Domenica 26 marzo 2023

VISITA AL CASTELLO DI HARTHEIM

Caro Diario,

questa mattina abbiamo visitato il castello di Hartheim, luogo denominato dalla guida che ci ha accompagnato: “istituzione di sterminio”. Anche se la visita è stata breve, abbiamo colto e percepito tutte le atrocità e tutte le sofferenze patite dalle semplici persone indifese che sono passate per questo luogo, persone che stavano solo cercando una cura. Devi sapere che in questo luogo venivano uccisi le persone considerati inutili per la società, considerati inutili dal terzo reich, erano visti come un peso e un semplice spreco di cibo e risorse. Così questi inutili venivano prelevati dai vari istituti di cure dove stavano e portati qui per essere uccisi.

Una cosa atroce.

La visita è stata molto interessante perchè abbiamo discusso e approfondito il tema dell’eugenetica, molto inerente al tragico passato del castello, ma che ci ha permesso anche di riflettere su tematiche e aspetti del giorno d’oggi, rimarcando l’importanza di ricordare il passato e di combattere le ingiustizie per evitare che non avvengano più certe stragi. 

Alla prossima

Team LEO

 

Lunedì 27 marzo 2023

IL RITORNO A CASA

Caro Diario, 

siamo in pullman, stiamo tornando a casa, siamo stanchi ma super soddisfatti dei giorni che abbiamo trascorso, delle conoscenze fatte e di tutte le esperienze che questo viaggio ci ha regalato.

Sono stati dei giorni molto intensi, pieni di attività, ricchi di incontri con persone esperte che ci hanno fatto capire quanto la vita durante la seconda guerra mondiale fosse difficile, non solo per i deportati che furono coloro che ebbero la peggio ma per tanti cittadini che quotidianamente assistevano ad un clima di terrore.  Le sensazioni provate in questi giorni trascorsi nei luoghi della memoria sono tante, ed è difficile poterle spiegare. Avere avuto la possibilità di passare per le strade, sentieri, dormitori, bagni e luoghi di lavoro dove migliaia di persone vennero sterminate, ci fa stare male. Non riusciamo a percepire come degli esseri umani come noi potessero vivere in tali condizioni, e allo stesso tempo altri uomini riuscissero a compiere certe atrocità.

Ognuno di noi durante questi giorni ha provato emozioni e sensazioni diverse, ma siamo tutti d’accordo che questo pellegrinaggio ci ha reso consapevoli di cosa realmente accadeva sotto gli occhi di tutti.  Siamo veramente entusiasti dei momenti trascorsi e crediamo sia stata un’occasione unica quella che ci è stata offerta. Abbiamo avuto la possibilità di relazionarci con i nostri coetanei e allo stesso tempo avevamo insieme a noi degli esperti molto preparati sempre pronti a chiarirci qualsiasi dubbio o curiosità. È stata un’esperienza a 360 gradi che ci ha permesso di scoprire nuovi orizzonti riguardo lo sterminio che prima neanche immaginavamo ma allo stesso tempo questo viaggio ci ha permesso di fare nuove conoscenze e contemporaneamente conoscere noi stessi.

Consigliamo assolutamente di partecipare a questa iniziativa, noi non vediamo l’ora che ci capiti la possibilità per poter ritornare. Grazie, Diario, che ci hai tenuto compagnia, alla prossima esperienza, i tuoi cari amici.

 Team LEO

 

Compaore Rasidu

Motta Alessandro

Nespoli Gianluca

Redaelli Federica

Tagliabue Riccardo

Tomasello Lorenzo

 

Dal 24 al 27 marzo, in occasione della Giornata della memoria, ho partecipato al viaggio,“In treno per la memoria”, iniziativa proposta a tutti i ragazzi delle scuole superiori, che consisteva nella visita di alcuni luoghi del territorio austriaco segnati dagli eventi della deportazione e dello sterminio durante il terzo Reich. La meta principale è stata il campo di Mauthausen, luogo molto significativo, non solo per l’Olocausto, ma anche per noi italiani, perchè furono numerosi i nostri concittadini deportati e uccisi all’interno del campo di Mauthausen. Il viaggio e le nostre varie visite sono state tutte accompagnate da un gruppo di professori e storici che ci hanno permesso di approfondire e avere risposta a tutte le nostre domande. Però io non voglio semplicemente fare un resoconto del nostro viaggio o delle testimonianze che abbiamo ascoltato, ma voglio raccontare le mie sensazioni e quello che ho provato visitando questo luogo, così carico della sofferenza di uomini e donne.

 

Io, come immagino tutti quelli che erano con me, ero già a conoscenza di quello che accadeva all’interno dei campi di sterminio e delle atrocità che venivano compiute in questi luoghi, perché lo avevo letto e studiato sui libri di scuola e non mi aspettavo di scoprire qualcosa di nuovo. Mi sbagliavo. Appena arrivato davanti al cancello d’ingresso del campo di Mauthausen ho sentito un nodo alla gola, ero pietrificato. Man mano che la visita procedeva, in tutti i luoghi del campo descritti perfettamente dalla nostra guida, nella mia testa si ripeteva all’infinito una sola domanda: “Ma com’è stato possibile che si sia verificato tutto questo?”. Penso di non aver ancora trovato una risposta. Questa domanda mi tormentava, ero bloccato, e non riuscivo a metabolizzare tutto quello che vedevo e sentivo, trovavo, e trovo tuttora, inimmaginabile la quantità di violenza e di sofferenza che ha attraversato quei luoghi, non riesco a ritenerla una cosa umana.

 

Durante la nostra visita ci siamo fermati nella stanza che conteneva tutti i nomi delle vittime del campo; avevo già sentito parlare di questa stanza, ma quando mi sono trovato davanti a un mare di nomi mi sono quasi sentito mancare, ma il vero colpo di grazia, che mi ha lasciato senza fiato,

 

è  arrivato dopo. Mi sono avvicinato abbastanza da poter leggere i nomi e ho subito realizzato che quelli non erano semplici nomi, ma uomini e donne, a cui la vita fu negata. Ho sentito un colpo al cuore. Ho rialzato lo sguardo e preso fiato,ho riguardato la stanza con occhi diversi e non ho più visto dei nomi, ma tanti, tantissimi uomini e donne. Questo evento mi ha fatto comprendere che tutti i numeri e i nomi che avevo letto sui libri, non erano solo nozioni da sapere per l’interrogazione di storia, ma erano persone in carne ed ossa,come me, persone a cui è stato negato il diritto di essere considerate tali.

 

Questo viaggio mi ha cambiato profondamente. L’idea che mi ero fatto sui campi di concentramento è mutata: adesso guardo quegli eventi con occhi nuovi, pensando che tutti i dati che leggo non sono solo numeri, ma persone. Nessun libro o racconto riesce a trasmetterci completamente le sensazioni che si provano vedendo questi luoghi ed è per questo che invito caldamente chiunque a visitarli almeno una volta nella vita, perché non si può immaginare i trascorsi di questi campi. Tanta è la sofferenza e la violenza da metabolizzare, e visto che gli anni passano e le persone che hanno vissuto questi eventi sulla propria pelle vengono a mancare, è nostro dovere fare memoria dei loro ricordi e mantenerla viva, così da evitare che stragi del genere possano ripetersi.

 

Riccardo Tagliabue

  
  
Segnaliamo un articolo che parla del nostro viaggio a Mauthausen.

Il gruppo di partecipanti al viaggio dalla provincia di Monza e Brianza.

25 Marzo:

Sabato 25 abbiamo visitato il campo di Mauthausen e di Gusen e il museo del lavoro coatto. 
Alle 17 tutti i gruppi lombardi hanno partecipato alla cerimonia di commerazione.
  
 Il monumento nel piazzale centrale del lager di Mauthausen recita in latino "Che i vivi imparino dalla sorte dei morti".
   
Gli studenti del Da Vinci discutono sull'esperienza vissuta e sull'elaborato da realizzare.