14 gennaio 2024

Schopenhauer e la casa



Mentre sono qua seduto, giro la testa verso destra e, attraverso la finestra osservo una bella casa. È nuova, con i muri ben verniciati, le persiane dipinte perfettamente e senza un segno del tempo che passa. Eppure, come faccio io a sapere se l’interno di quella casa è altrettanto bello? Potrei scoprirlo solo entrandoci dentro, andando oltre i muri che la contornano. Questo esempio è, secondo me, perfetto per descrivere il rapporto tra rappresentazione e volontà di Schopenhauer. 

L’oggetto che osservo esternamente porta con sé delle verità che io riesco a concepire tramite l’osservazione oggettiva, ma all’interno si possono nascondere altre verità. Succede la stessa cosa con le persone: mostrano agli altri una verità, ma all’interno della loro coscienza ce n’è un’altra completamente diversa, quasi contrastante. E come faccio io a scoprire le verità nascoste negli oggetti o nelle persone? Schopenhauer dice tramite l’intuizione, io dico rispettivamente tramite curiosità e dialogo. Se vogliamo comprendere la verità dietro ad un oggetto, dobbiamo fare qualcosa di speciale, spinti sempre dalla curiosità, anche se un tocco di intuizione non guasta mai; con le persone, invece, l’unico modo per arrivare alla verità, è tramite il dialogo, che le aiuta piano piano ad aprirsi sempre di più facendo uscire quello che cerchiamo. 

In conclusione, non sono completamente d’accordo con ciò che afferma Schopenhauer. Inizialmente le cose non le conosciamo, coperte appunto dal “velo di Maya”, ma sta a noi decidere se scoprire la verità o rimanere nella non conoscenza per sempre.