15 maggio 2023

La città del mio cuore

 Alessia Ripamonti

Carate Brianza. Carà, come la chiamano i nonni. Il paese che custodisce la mia anima, il mio cuore, il mio io. Carate è una città magica. Parchi giochi, chiese, ville, boschi e viuzze. Villa Cusani, una volta casa dei conti Cusani e Confalonieri, oggi luogo di incontro per i ragazzi, in cui ho imparato a vivere e a relazionarmi con le persone e con il mondo. Il parchetto in via Cristoforo Colombo dove ogni sera d’estate la solita signora ci rimprovera di fare meno rumore. La chiesa prepositurale che oltre a un luogo di preghiera è un luogo d’incontro e di riflessione. La via del centro, col kebabbaro di fiducia e la gelateria che preferisco. Le sue poetiche frazioni piene di verde. Ho sempre apprezzato il luogo in cui sono nata, mi rispecchia. Molti non lo comprendono, lo trovano triste e vuoto, invece se lo osservassero con meno superficialità, scoprirebbero che è un luogo pieno di colori e di sensazioni indescrivibili. È per questo che ogni anno partecipo alla camminata organizzata per Carate e dintorni, “Carate tra il verde e l’antico”; amo vedere tante persone che partecipano e che amano questa città tanto quanto me e amo inoltre imparare un po’ di storia della dimora del mio cuore.

Non credo ci sia luogo perfetto in essa, ma sicuramente l’oratorio di Costa (una delle due frazioni) ci si avvicina, soprattutto nel periodo estivo. Il grande campo da calcio, l’interminabile boschetto in cui i bimbi giocano e il portico nel quale tutti ci ritiriamo per una preghiera: tutto ciò rispecchia il mio concetto di perfezione e pace. Il fiume Lambro che attraversa Agliate (l’altra frazione) luogo pieno d’amore e suggestione, dove una volta i miei nonni e tutti i bambini giocavano tranquilli cercando di catturare qualche pesce che sguazzava in esso. Più avanti la straordinaria basilica che rende questo paese noto in tutta la Lombardia, dove un giorno mi piacerebbe sposarmi.

Infine adoro passeggiare con un cono gelato in mano per le sue vie, salutando chiunque incontro.

Nel 2020 però questa pace si è di colpo interrotta, come quando schiacciamo il tasto pausa nel bel mezzo di un film. È arrivata la pandemia. Niente giri in bicicletta, niente passeggiate, niente uscite con gli amici, niente di niente. L’unica cosa che rimaneva era ciò che si poteva osservare da una finestra. È morta la città più cara al mio cuore. Alda Merini che parla di Milano. Noi però parliamo di un paese che rispetto alla città meneghina è un nulla, una briciola. Una cosa non cambia: le emozioni provate. Rabbia, tristezza, depressione, dolore riempivano quei cupi giorni. Dopo un'attesa lunga quanto quella di Penelope, il sole era tornato a splendere. Pedalare per ore, percorsi a piedi interminabili, i volti degli amici dopo tre lunghi mesi. Era tornata la libertà. Era tornata la città che amo tanto quanto Umberto Saba amava la sua Trieste.

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