27 ottobre 2022

Qualche giorno fa, precisamente il giorno dopo l’esplosione sul ponte Kerch in Crimea, l'insegnante ha voluto iniziare la lezione facendoci delle domande riguardanti i nostri pareri su questi continui conflitti sottolineando la sua tristezza. In particolare ci ha chiesto che responsabilità abbiamo noi davanti alle sofferenze di famiglie e bambini che muoiono a causa di queste guerre?

Le risposte che sono emerse in ordine cronologico sono pregare, cercare di vivere al meglio la propria vita sfruttando i privilegi che abbiamo a differenza magari di chi si trova nel mezzo di una guerra, e alcuni compagni infine hanno detto di non poter fare nulla.

Quando si parla di bambini e famiglie coinvolte in delle guerre ripenso ad un’esperienza che ho vissuto quest’estate. Durante l’oratorio estivo, infatti, ho conosciuto un bambino ucraino di undici anni di nome Ivan, si faceva chiamare Ivo, che al tempo era arrivato in Italia da soli tre mesi. Nonostante lui non conoscesse l’italiano, in qualche modo mi ha raccontato che è stato affidato ad una famiglia italiana nell’attesa che i suoi genitori e nonni riescano anche loro ad andare via dall’Ucraina. La sua storia mi ha colpito subito nel profondo tanto che fin dal primo giorno che ci siamo visti mi sono sentito in dovere di prendermi cura di lui. Ora come ora spero che lui stia bene.

Lui ho affidato in tutte le preghiere che ho fatto e faccio tuttora. Nel mio piccolo, riguardo alla domanda della prof, cerco di pregare per questi bambini e queste famiglie nella speranza che almeno Dio vegli su di loro. Oltre a questo provo a rendere orgogliosi i miei genitori tirando fuori il massimo dalla vita fortunata che sto vivendo.